Scilla Hotel - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
Castello dei Ruffo IL CASTELLO DEI RUFFO
  Il castello di Scilla è ritenuto da molti il più bel castello della Calabria, non tanto per la struttura in sé quanto per l'importanza storica e soprattutto mitologica, oltre che per la bellezza del luogo. Dall'alto del castello a volte si avverte quel latrare che " ..non par altro che un guaiolar perenne di lattante cagnuol" del mostro a sei teste o quel canto lamentoso e ammaliante delle sirene, a seconda dell'intensità del flusso e riflusso dell'acqua del mare che entrando od uscendo dalle cavità sottomarine, che sono alla base della roccia, provocano quel fragore, quei rimbombi sordi, lontani, cupi, lamentosi, che, appunto, alimentavano, presso gli antichi popoli, arcane leggende.Esso si trova a pochi km da Reggio Calabria , risalendo la costa, presso l'imbocco dello Stretto di Messina, situato sulla mitica rocca di Scilla. Le sue origini sono incerte, secondo alcuni di età sveva, per altri di impianto normanno. Però è logico pensare che la prima fortificazione della rupe risale ai Tirreni, i pirati che la utilizzarono come sicuro nascondiglio dei tanti bottini o ai tiranni reggini che la utilizzarono per combattere tali pirati.
Chianalea CHIANALEA.
  E' il caratteristico rione dei pescatori di Scilla; pittoresco e ricco d'interessanti architetture, particolare perché le case sono addossate sulla costa e il mare quando si infrange su di esse entra nelle viuzze, dove sono ormeggiate le barche. Il profumo del mare qui è intenso, e gli scorci poetici si susseguono: case che sembrano galleggiare sull'acqua, barche tirate a secco nelle cantine, numerose fontane, scalinate, edicolette votive. Una serie di scogli sembra proteggere le case più esposte in inverno alla furia del mare. Molte abitazioni sono unite fra loro da arcate, formando angoli incantevoli. Tra gli edifici meglio conservati ricordiamo Palazzo Scategna, risalente al XV sec., Palazzo Giordani, costruito nel 1543, casa Ruffo del XIV sec., Fontana Ruffo, Villa Zagari e la Chiesa di San Giuseppe Chianalea offre solo pochi metri di spiaggia essendo quasi tutta la sua costa costituita da scogli e rocce.
Chiesa dell'Immacolata CHIESA DELL'IMMACOLATA. Non lontano dalla diramazione per il quartiere dei pescatori, in una selletta, sorge la chiesa dell'Immacolala, già chiesa italogreca di S. Pancrazio, annessa a un famoso monastero, ampiamente rinnovata nel 1964-65. Nell'interno, il cui altar maggiore ha un paliotto intarsiato di marmi policromi del '700, si trovano importanti opere d'arte: Madonna col Bambino in trono, detta "Madonna della Porta", tavola attribuita a un ignoto Maestro di Galatina e databile al 4° decennio del 400; lmmcolata e angeli (1608) di G.B. Ortega, un tempo esposta in facciata; Pietà, tela di Giacinto Diano del 1761; Visione di S. Andrea, tela dello stesso; busto marmoreo di S. Pietro, con stemma dei Ruffo, attribuito a uno scultore del sec. XVII-XVIII.
  La Chiesa di san Rocco, patrono della città, fu edificata nel XV secolo, ma riportò numerosi e gravi danni nel terremoto del 1908; Si trova proprio davanti alla piazza principale di Scilla. La prima costruzione venne distrutta dal sisma del 1783. Fu poi riedificata, ma il terremoto del 1908 la danneggiò nuovamente. Per esaltare le sue eccezionali virtù caritative, la fantasia popolare si sbizzarrì in leggende ed eventi miracolosi intorno alla persona del potentissimo Taumaturgo, tramandati con molta devozione. Ogni Scillese trova in fondo al suo cuore un richiamo al bene che San Rocco rappresenta.
 Alla Marina Grande sorge la chiesa dello Spirito Santo, prospiciente la spiaggia principale, con facciata Chiesa di San Giuseppe nel quartiere Chjanalea barocca. Nell'interno ha un S. Francesco di Paola e miracoli, tavola seicentesca; notevole è il coro ligneo barocco; sull'altare maggiore è una tela (Pentecoste) di Francesco Celebrano, del 1799. la Grotta Tremusa, posta fuori dal centro abitato, è caratterizzata da numerose concrezioni e da un deposito di conchiglie bianche.
Chiesa di San Giuseppe nel quartiere Chjanalea.
 La chiesa è situata proprio all'inizio del quartiere provenendo da nord. Essa risale all'insediamento dei Padri minimi crociferi, nel secolo XVI. Caratteristica è la volta a crociera dell'ingresso. La chiesa è l'unica testimonianza architettonica rimasta dell'impianto monastico che è andato distrutto nel terremoto del 1783.
Spiaggie
 Scilla è dotata inoltre di una spiaggia attrezzata per il turismo balneare, che ne fa una delle località di villeggiatura preferite dell'intera Calabria. Detta anche Marina grande per distinguerla dalle spiaggette che si trovano nel rione Chjanalea dal lato opposto al castello. A mio avviso è la più bella spiaggia non solo della Calabria ma, oserei dire, anche d'Italia. Incastonata nella mitica Scilla tra il castello e la rocciosa Punta Pacì. E' raggiungibile sia dalla strada Statale che dall'autostrada: uscita Scilla; anche dalla ferrovia, la stazione si trova a 50 metri dal mare. La spiaggia è composta da sabbia dorata a tratti frammista a ghiaietta, a seconda delle mareggiate invernali. Spira sempre una leggera brezza marina che rende l'aria poco afosa e affatto umida. L'acqua è sempre pulita e nei mesi estivi mantiene una temperatura quasi sempre costante e gradevole. Appare ancora spontanea e poco sfruttata dal turismo; soffre, infatti, della mancanza di infrastrutture del settore turistico-ricettivo, per cui sarebbe auspicabile ch'essa fosse attrezzata di impianti idonei e sufficienti, come avviene in altre località, non certo più belle, ma sicuramente più fortunate.
 La sua fama si perde nella notte dei tempi, tra mito e leggenda, cantata dai più grandi poeti epici. A Scilla cantavano le Sirene tentatrici, danzavano le divinità marine figlie di Nereo, dimoravano creature favolose. Di Scilla si era invaghito il dio marino Glauco, per lei aveva rifiutato l'amore di Circe, provocandone la gelosia. Più volte rifiutato dalla giovane, Glauco si rivolse alla stessa maga per rendere Scilla disponibile, ma la perfida maga, avvalendosi delle proprie arti magiche, preparò un filtro con il quale avvelenò le acque della sorgente dove Scilla era solita bagnarsi.
 La povera giovane, entrando nelle acque subì un'orrenda trasformazione: mentre la parte superiore del suo splendido corpo rimase immutata, la parte inferiore degenerò e dal suo inguine nacquero sei spaventose teste di feroci cani. La leggenda vuole che Scilla, in preda alla disperazione, non avendo più il coraggio di mostrarsi agli occhi degli uomini, si rifugiò in un antro naturale sotto la scogliera dove, oggi, si trova il castello.